Claudio Prili
Opera 1^ classificata
Verso l’America
Mentre stringi sotto il glicine
la mia giacca di primavera,
rimani muta a pensare
come potrai incontrarmi
sull’altra sponda del mare.
Un bacio a voce bassa,
sull’odore umido
dei primi fili d’erba
e non chiedermi ora
le parole che non posso dirti.
Che tormento, madre mia,
sognare nudo e stringere i pugni
quando d’estate soffierà cantando
il vapore lontano dei frutti
ancora da cogliere.
Un’ora per mangiare,
una notte per dormire
e la rosa senza più colore
che morirà come carta
sui suoi capelli,
sarà la rosa mia.
Chris Mao
Opera 2^ classificata
L’altalena
Ora che il luogo
è deserto, il gemito
del vento trascina via
piccole voci di fuggitivi;
una rete a strascico
sui pori dilatati del silenzio.
L’ombra che sovrasta
la nostalgia del giorno
sorprende i quadranti
pieni di fumo e panni stesi.
Con gli stormi allineati
sulle funi nere degli uomini,
con l’altalena che non smette
di dondolare, riappare
la calma oscura della sera.
Liliana Paparini
Opera 3^ classificata
La musica che di te
Seppur inesorabile
è questo tempo, che ci vive
e ogni cosa confonde,
frantuma e disperde.
Diabolico turbine,
ridda imperiosa,
o meteora che impatta,
per celare, poi,
irrefrenabile artefice,
quel che resta
fin sotto lo strato
che a lui partecipa.
La ritrovo intatta, io,
aggrappata al codice
di questo mio cuore,
la musica, che di te
non smette,
e su tutto primaria s’impone,
cetra perfetta;
evidente ad ogni mio passo,
in ogni mio respiro,
e nell’humus di questa mente
che sempre ti ragiona.
Michelangelo Lombardo
Opera 4^ classificata
Il mistero della vita
Me ne sto in disparte,
assorto nei miei pensieri,
e quasi non m’accorgo
che le prime ombre della sera
si stanno allungando sul balcone.
Il mio orizzonte s’era espanso
all’improvviso e vagavo
senza peso su prati, montagne,
laghi, fiumi, fino al mare.
Vedevo scene inusitate,
paesaggi incantati e riuscivo
anche ad ammirare
l’armonioso volteggiare
di un colibrì, macchia
scintillante in mezzo ai fiori.
Il sangue mi pulsava nelle vene
e riscaldava il cuore, la mente
controllava le emozioni
e dall’alto spaziava incontrollata.
Poi, una foglia è lentamente
planata sulla via ed è svanita
ogni visione. È ricomparso
il mondo in tutto il suo fermento
e noi a muoverci nel mezzo,
come automi senza meta.
Sullo sfondo, baluginava una luce
intermittente, che provava
a illuminare una finestra: dentro,
si nascondeva il mistero della vita.
Carla Noro
Opera 5^ classificata
Canto d’amore
Quante volte avrei voluto innalzare a te
un canto d’amore
ma le parole erano chiuse dietro chiavistelli arrugginiti,
la melodia risuonava ma l’orchestra era muta.
Già corsi il rischio di mostrarti l’anima,
l’attesa di una carezza fu uno sfinimento lento
più forte del dolore di una ferita,
il cuore fermò i battiti cancellandoli ad uno ad uno,
ero ranuncolo d’oro aperto nel prato,
per te l’amore era una foschia di novembre sui campi
bastava poco… cogliermi o lasciarmi appassire.
Ma adesso che sei primavera, madre
mi apri la tua serra incantata,
accogli i germogli della tua vita
in vasi d’argilla e d’oro,
e piove dolce e lento sul prato,
sento boccioli fiorire ad uno ad uno,
in volo ti raggiungo, da lande deserte arrivo,
sono ancora in tempo?
Se solo avessi capito le dure zolle che ti han partorito!
Grazie, madre mia,
allora di più non potevi,
l’attitudine al volo l’ho imparata cercandoti
tra moltitudini di fiori sconosciuti,
ti ho amata giorno e notte, ogni istante, nell’ombra.
Mauro Moretti
Opera 6^ classificata
Radici
Radici che tengono
il sasso strappato
tempo che senti fermo
persa l’emozione dei sogni
posso portarti oltre
uomo che riposi
oltre la paura delle cose
c’è un domani nuovo
per cercare il cielo
nel travaglio dei minuti
che senti persi, il sentiero
dietro la cura non muore
si inventa percorsi
l’acqua trova la strada
del mare che la cerca
e la prende
anima incisa
essenza infinita
tu devi correre
con l’inquietudine
a sfidare il sasso più avanti
per non essere sulla riva polvere
emozioni premono
non hai tempo
e non scorgi aquilone
da orientare lo sguardo
l’anima raspa
nel cimitero di croci
senza silenzio
non senti la brezza
solo lamento ristagna
sole che cerca la notte
uomo puoi correre
per leggere
l’ultima curva.
Salvatore Paolino
Opera 7^ classificata
Dov’eri, Dio
Dov’eri, Dio
quando i nazisti deportavano gli ebrei
nei lager di Auschwitz
mentre il mondo fingeva di non sapere,
di non sentire le loro grida disperate
e il pianto dei bambini separati dalle madri.
Dov’eri, Dio
quando gli ebrei invocavano il tuo nome
mentre i nazisti li sterminavano nei forni crematori,
dopo averli violentati nel corpo e nell’anima,
impiccati ad una trave o gasati dentro latrine
luride di orina ed escrementi.
Dov’eri, Dio
quando quel nazista seviziò mia figlia
sul tavolo della baracca davanti a tutti
mentre i suoi occhi sbarrati m’invocavano imploranti
ed io non ebbi la forza di guardarla.
Dov’eri, Dio
quando la mia donna si scagliò contro di lui
ma cadde in una pozza di sangue,
raggiunta da un colpo a bruciapelo
sparatole da un’altra belva in divisa
ed io lì impietrito a capo chino.
Dove sei ora, mio Dio
perché non sei qui a consolarmi
come facevi un tempo quando bambino
ti chiedevo ogni sera di regalarmi una pecorella
e sognando il tuo dono che mi porgevi dal quadro
felice m’addormentavo in grembo a mia madre.
Perché non sei qui, Padre mio
a tenermi la mano, a farmi coraggio
a darmi il tuo perdono
per averti accusato delle follie umane,
prima che i miei occhi stanchi
si chiudano per sempre.
Roberta Bertoli
Opera 8^ classificata
In questa ora
In questa ora più mi manchi…
quando l’ultimo brandello di luce
si stacca dal cielo
e con forza s’aggrappa
al ventre della mia terra
ed anche quest’ultimo raggio di sole mi trafigge
mutilandomi gl’arti…
E tu non parli.
In questa ora più mi manchi
Quando il dolore
riversa tutta la paura nei miei occhi
e mi porta dentro
a quel cunicolo cupo e stretto
dove mi attende la bocca del lupo…
E tu non vedi.
In questa ora più mi manchi
Quando m’accorgo che senza le tue mani
fresche
sulla mia pelle calda
i denti affilati dei fantasmi
mi lacerano la carne…
E tu non senti.
Sergio Baldeschi
Opera 9^ classificata ex aequo
Il cuore zuccherino della felicità
Figlia mia, quindici anni son passati,
ma la memoria…
ancora celebra quel bozzolo di luna
da cui germinarono due diafane ali.
Alla tua età troppe cose mutano
e rapidamente si dissolvono.
Vorrei frugare tra i calzini dell’infanzia,
riempirli di cioccolato e caramelle,
ma l’incantesimo oramai si è rotto,
i tuoi pensieri fluttuano altrove,
le elitre si sono indurite
ed io… non sono più il principe dei tuoi sogni.
Rosa – rosae – rosae, sono i verbi di latino
che lasci scompaginati sopra il letto,
quando un acerbo Cupido
scocca pixel su una protesi aperta a diario
e nell’emofilia dell’etere
li trasforma… in perifrasi d’amore.
Il tempo delle mele è alle porte,
fermentano i primi decotti,
presto l’istinto non obbedirà più ai richiami del sangue.
L’appuntamento con l’altro paradiso, si avvicina,
l’attrazione dei poli è inevitabile,
di quella luccicante avventura non temere nulla,
neanche il serpente che in esso vive,
quello sarà solo… la tua paura di soffrire.
Svolazza vezzosa di fior in fiore,
in fondo, figlia, la giovinezza
è un dolce incastro di sensazioni,
un osmosi di succhi che ci nutre fino alla fine.
Già penso a quante volte
affacciato alla finestra della misericordia
sgranerò le stelle a rosario,
alle volte che sfiderò Cassandra;
solo per cogliere dai tuoi occhi…
il cuore zuccherino della felicità.
Pierfrancesco Matarazzo
Opera 9^ classificata ex aequo
La verità, la verità vi prego su noi stessi.
Cercarla è nervosa bulimia di pensieri che poi, nascosti,
vomitiamo in un angolo di accorto silenzio.
Sollievo, per poi iniziare di nuovo a borbottare.
Bollitori di sensi di colpa e fallaci memorie,
ci solleviamo e fingiamo di credere a chi decide del nostro piacere.
Abbiamo qualcuno con cui lottare e, a volte, questo basta
e conviene.
La verità, la verità vi prego su noi stessi,
tenetela a bada,
potrebbe anche scappare.
Giuseppe Cantoni
Opera 11^ classificata
Cortile di marzo
Folate svelte spazzano il cielo di Marzo
ricambian l’aria smorta del cortile
muovon la danza bianca dei bucàti.
Appeso sotto la finestra di fronte,
cerca di prender vento un aquilone,
frulla attorno alla refe,
scalcia con le punte contro il muro
come un puledro che rifiuti la cavezza.
Filtrano da persiane socchiuse
le note di Chopin al pianoforte
e gocciolano dolenti lungo i muri.
Intrappolato nella tromba delle scale,
un passero sbatte contro il finestrone.
La luce fa l’ultimo canto sui coppi
prima di appolaiarsi.
Una radio manda da lontano
la voce morbida di Tito Schipa.
La tromba, alle dieci di sera,
chiama in caserma i soldati.
Sui ciottoli della strada è più fitto
il battere dei passi chiodati.
Con questi ricordi ancora tiepidi,
fluttuanti su lontananze remote,
un brivido sfiora la pèlle e il mio cuore
un pomeriggio vuoto d’un dì festivo
che son tornato, inquilino abusivo,
per un’ occhiata tenera, di addio,
al mondo trasognato del cortile.
Iride Enza Funari
Opera 12^ classificata
Srotolo verbi in spazi infiniti
Bisbetici incontri
al passo del mare
acclamano la notte.
La guglia del tuo petto
s’affaccia
libera
su ali d’Icaro…
contamina pensieri
esplorando spazi infiniti.
Srotolo verbi
su tetto d’Universo
per balzare dall’inquietudine.
Sollevo il corpo
tra bacilli di nuvole
fin dentro culla di lana,
recido il cuore
che trema
in vista d’orizzonte.
Il respiro si fa arena
l’Emu celeste m’abbraccia
per un attimo, sperduta… vacillo!
L’ugola libera voce
fino a raggiungerti Luna!
Tu che ascolti silenzi
che abbandono sulla sabbia,
deserta di sogni,
raccogli
spora di pace.
Nell’oscurità fremi di luce
sussurri l’ora d’un tempo nuovo.
Nella notte sbocciano rose…